Il controllo dei cellulari dei propri figli e quando questo sia è lecito è un argomento di forte attualità e preoccupazione da parte dei genitori tenuto conto della forte influenza che internet, i social, le chat hanno sui nostri figli.
I figli ancora adolescenti hanno una privacy più ridotta rispetto a quella di chi si avvicina a compiere 18 anni. Questo perché, fino a 14 anni, non rispondono degli eventuali reati commessi. Non ne rispondono neanche i genitori (visto che la responsabilità penale è personale), tuttavia padre e madre hanno il dovere di controllare le loro attività, essendone garanti nei confronti di terzi.
Compiuti i 14 anni, poi, il giovane risponde penalmente dei propri illeciti e, quindi, subisce le conseguenze degli eventuali delitti e contravvenzioni da lui posti in essere; tuttavia, da un punto di vista civile, l’obbligo del risarcimento del danno ricade sempre sui genitori fino alla maggiore età. Solo con i 18 anni, la responsabilità penale e civile del figlio, anche se convivente con i genitori, si riallineano e ricadono entrambe su di lui.
Queste considerazioni portano a chiedersi:
i genitori possono controllare il cellulare dei figli? La questione è stata più volte posta all’attenzione dei giudici. Di recente, si è espresso il tribunale di Parma.
Secondo il giudice, i contenuti sui telefoni cellulari dei figli adolescenti devono essere costantemente supervisionati sia dal padre che dalla madre, per evitare che, tramite tali strumenti possano essere commesse condotte illecite. Si pensi alla condivisione, tramite una chat, di filmati non adatti all’età e alla loro educazione.
La stessa regola vale per l’uso dei computer, a cui si dovranno applicare i dispositivi di filtro, soprattutto quando i figli hanno manifestato condotte imprudenti e ingenue. I genitori, pertanto, possono controllare la cronologia di navigazione su internet, il contenuto delle email e dell’hard disk.
Per la prima volta, una pronuncia sdogana espressamente i dispositivi di
parental control, tanto discussi tra i genitori, autorizzando il controllo dei dati in entrata e in uscita dal cellulare dei figli soprattutto quando vi sia il fondato timore che possano mettersi nei guai.
A ben vedere, a mio avviso, quello dei genitori di controllare il telefono dei figli, non è tanto un potere ma un
dovere. Tra gli adempimenti che impongono l’essere padre e madre non vi è solo quello di mantenere i figli, garantendo loro l’istruzione e gli strumenti per crescere armoniosamente in società, secondo il tenore di vita della famiglia, ma vi è anche l’obbligo di
impartire una corretta e sana educazione, rispettosa delle regole civili (giuridiche).
Questo dovere è tanto più incisivo quanto più si pensi al fatto che di tutti i danni commessi dai giovani fino a quando non diventano maggiorenni – siano essi dipendenti da reati o meno – rispondono i genitori, con tutti i loro beni.
Così, se un bambino fa male a un compagno di scuola, facendolo cadere durante l’intervallo (ipotesi dalla quale, non sussistendo un comportamento volontario, non derivano conseguenze penali), i danni da lui provocati ricadono sul padre e sulla madre (si pensi, ad esempio, alla rottura di un paio di occhiali da vista).
Allo stesso modo, in caso di bullismo o di pubblicazione di immagini di nudo (comportamenti questi integranti un reato), le conseguenze risarcitorie sono addebitate sui genitori. Ecco perché questi ultimi, per tutelare sì il figlio ma anche loro stessi, sono tenuti ad eseguire un controllo capillare sui comportamenti di quest’ultimo e sugli strumenti da questi utilizzati.
Il caso e i precedenti
Fortunatamente, Non è isolato il convincimento del giudice secondo cui i
genitori devono controllare il cellulare dei figli: anche il tribunale di Caltanissetta aveva dato la medesima interpretazione della normativa.
Ma veniamo ora al caso che ha interessato il tribunale di Parma che è quello di una coppia con due figli gemelli di 14 anni, finita in tribunale per la
causa di divorzio.
Tra i motivi di attrito proprio l’utilizzo dei dispositivi digitali da parte dei due minorenni. I genitori avevano concordato l’acquisto dello smartphone, ma non avevano discusso sull’utilizzo che ne dovessero fare i figli.
Così la madre aveva installato un
software di parental control che le aveva consentito di monitorare l’attività di navigazione online. Controllo ritenuto lecito per il giudice, visto che anche grazie al
software-spia la madre aveva scoperto che uno dei figli fumava sigarette elettroniche, pubblicava video contro la propria scuola e partecipava a chat di gruppo su WhatsAspp in cui venivano condivisi contenuti pedopornografici.
Il giudice, non solo ha ritenuto lecito il comportamento della donna, ma anche doveroso, imponendo addirittura un rafforzamento del controllo da parte dei genitori.
Sicuramente anche la pandemia che stiamo vivendo che impone maggiore “isolamento” facilita l’uso – a volte improprio- della tecnologia da parte dei giovani pertanto da mamma consiglio vivamente il controllo dei dispositivi nelle mani dei propri figli.