Una recentissima sentenza (n. 36176/2023), la Corte di Cassazione ha affermato che può essere messo sotto tutela l’ex marito “colpevole” di dilapidare il proprio patrimonio, tanto da non poter garantire il pagamento dell’assegno di divorzio all’ex coniuge.
Dunque, secondo i giudici, la prodigalità di una persona dedita in maniera continua al gioco, che rischi per sua libera e lucida scelta di perdere tutte le proprie sostanze per alimentare questa pericolosa inclinazione, può giustificare la nomina di un amministratore di sostegno per la gestione dei beni del soggetto fragile. E ciò indipendentemente dal fatto che la prodigalità o la ludopatia siano espressione di una malattia psichica o psichiatrica certificata da un medico; questa misura può essere applicata anche se l’interessato è clinicamente capace di intendere e di volere, come il suo ex marito.
In particolare, secondo la Corte di Cassazione “se una persona è libera di disporre del proprio patrimonio, anche in misura larga e ampia, assottigliando ciò di cui legittimamente dispone, non può però ridursi nella condizione in cui non solo non sia più in grado di assicurare i doveri di solidarietà già posti a suo carico (l’aiuto all’ex coniuge), ma finanche quelli che egli [ha] in favore della propria persona, altrimenti costretta a far ricorso agli strumenti di aiuto pubblico da richiedersi a dispetto delle proprie sostanze e capacità di vita dignitosa”.
In sintesi, per i giudici è vietato ridursi in stato di indigenza, venendo meno ai propri obblighi familiari e diventando un peso per l’intera collettività.
Pertanto, prima di tutto, la ex moglie può rivolgersi al Giudice Tutelare per chiedere la nomina di un amministratore di sostegno per il suo ex marito. Si può proporre la nomina di un familiare oppure di un terzo, di solito un Avvocato specializzato.
La prova della prodigalità può desumersi dal fatto che l'ex marito ha già depauperato le sue ricchezze per pagare i debiti di gioco, così dimostrando disordine e inadeguatezza nella gestione delle proprie risorse.
Se il giudice accoglierà l'istanza, la ex moglie potrà vietare al suo ex coniuge gli atti di straordinaria amministrazione del proprio patrimonio (come, per esempio, la vendita di beni) senza la sua autorizzazione; potrà, altresì, porre un limite alle spese mensili ordinarie dotandolo di una carta di credito con un plafond predeterminato e fissando un tetto massimo ai prelievi di contanti dal conto corrente. Il giudice potrà anche incaricare l’amministratore di sostegno di versare mensilmente alla Signora l’assegno divorzile previsto dalla sentenza di divorzio, oltre che di gestire i risparmi del suo ex.
Inoltre, con la sentenza che stabilisce il diritto della ex moglie di incassare l’assegno di divorzio, la stessa può iscrivere ipoteca sui beni immobili del suo ex marito a garanzia del pagamento delle mensilità future. Non occorre un provvedimento del giudice, basta recarsi presso la Conservatoria dei Registri Immobiliari con la sentenza di divorzio e chiedere l’iscrizione dell’ipoteca per un importo pari alla capitalizzazione dell’assegno da calcolare fino ai suoi 85 anni. Quando i beni immobili saranno ipotecati, l'ex marito non potrà disporne per finanziare la sua dipendenza dal gioco e lei potrà pignorarli nel caso in cui lui non dovesse più corrisponderle quanto dovuto.
Se poi l'ex ha un lavoro dipendente e non adempie all’obbligo di versarle l’assegno di divorzio, la Signora può anche richiederne il pagamento direttamente al datore di lavoro del suo ex marito, che tratterà le somme dallo stipendio di quest’ultimo.
In conclusione, i rimedi ci sono.
Suggerisco di agire subito, prima che sia troppo tardi.