Hanno cambiato la Costituzione senza che nessuno se ne accorgesse. Detto così, sembra quasi che sia in atto una cospirazione. «Come? Hanno cambiato la Costituzione e nessuno ne ha parlato? Hanno approfittato della crisi tra Russia e Stati Uniti, dei problemi della pandemia, per fregarci?». No, nulla di tutto ciò, non vi preoccupate. Questa volta non c’è alcun complotto. La Costituzione italiana è cambiata, sì, l’altro giorno. Ma in meglio. In senso più responsabile e civile. La
nuova modifica alla Costituzione riguarda infatti la
tutela degli animali e dell’ambiente.
La modifica è stata approvata sostanzialmente all’unanimità. Ci sono stati 468 voti a favore e uno solo contrario. Essendo stata raggiunta la maggioranza dei due terzi dei componenti, il provvedimento entra quindi subito in vigore e non c’è bisogno di un eventuale referendum confermativo. Il che è possibile quando il testo ottiene soltanto la maggioranza assoluta.
Ma quali sono queste modifiche? Possiamo chiamarle delle
modifiche green, in ambito ambientalista. Ma dietro c’è molto di più. Nell’
articolo 9 della Costituzione è stato specificato che
la Repubblica tutela non più solo la cultura, lo sviluppo e la ricerca scientifica, ma anche
l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. E poi si dice che la legge dello Stato disciplina i modi e le forme di
tutela degli animali. Una riserva di legge quindi che impedisce, d’ora in poi, di delegare tale materia a decreti ministeriali o alle Regioni.
E poi c’è l’
articolo 41 della Costituzione, quello sulla libertà dell’iniziativa economica privata. Da oggi in poi tale iniziativa economica non potrà più porsi in contrasto con l’ambiente.
Insomma, le due integrazioni alla Costituzione inseriscono
un principio di tutela dell’ambiente e degli animali.
Ora si potrà dire che si tratta della classica lavata di faccia degli ambientalisti e degli animalisti perché tanto mettere queste norme fa sentire bene chi le scrive ma non cambia nulla in chi le applica. E invece non è così. E per questo devo dirvi qualcosa in merito a come i giudici considerano gli
animali.
Gli animali, per la nostra legge, sono sempre stati considerati
cose. Per il nostro Codice, infatti, ci sono gli
esseri umani, ossia le persone fisiche; poi, ci sono le
persone giuridiche come le società e le associazioni. E poi ci sono le
cose. E le cose possono essere «mobili», come un libro o un’automobile, o «immobili» come una casa o un terreno. Infine, sempre tra le cose, ci sono gli animali. Trattati come cose.
Poi, la Cassazione da qualche anno ha iniziato a cambiare parzialmente idea, affermando che gli animali sono
esseri senzienti, cioè che soffrono e provano dolore, ma pur sempre delle «
cose».
È così stata approvata la
legge che tutela gli animali: se si uccide un animale si commette un reato. Ma solo se lo si fa per
crudeltà o per altro
biasimevole motivo. Può sembrare paradossale ma la
caccia non è considerata un biasimevole motivo. Se andate veloci con l’automobile e investite un gatto o un cane, non commettete il reato di «uccisione di animale» perché non è considerato un biasimevole motivo. Riceverete solo una multa per eccesso di velocità.
Se schiacciate uno scarafaggio solo perché vi fa schifo, pur avendo la possibilità con un foglio di carta di allontanarlo e riporlo nel giardino di casa, non commettete reato. E peraltro la norma che tutela gli animali viene applicata solo agli animali domestici. Non c’è mai stata una persona processata perché ha calpestato un formicaio per puro scopo di piacere. Come scrisse Orwell, anche se apparentemente tutti gli animali sono uguali davanti alla legge, ce ne sono alcuni che sono più uguali degli altri.
Ora che succede con la
nuova riforma? La Costituzione entra in campo e dice: basta trattare gli animali come cose. Basta animali nei circhi. Basta sfruttamenti, basta allevamenti intesivi, basta farli ingrassare fino a morire solo per venderli a prezzo maggiore. Basta!
Così, oltre ai cittadini italiani e al genere umano, ora anche l’intero genere animale diventa portatore di diritti costituzionali.
In Italia, nulla sarà più come prima: i
diritti dell’ambiente, non come habitat umano ma come bene autonomo, entreranno quindi nelle aule giudiziarie.
Cosa cambia? Cambia che l’uomo non è più il centro del creato. Non sono più gli animali e l’ambiente ad essere creati per l’uomo ma essi sono parte, insieme all’uomo ed alla pari di quest’ultimo, dell’ecosistema in cui viviamo.
La Carta costituzionale non conteneva peraltro un riferimento espresso alla nozione di “ambiente”. Questa riforma non solo lo nomina, ma lo definisce con una “dignità autonoma”: il mondo e gli esseri viventi intorno a noi devono essere tutelati in quanto tali, e non solo come strumenti o risorse dell’umanità.
Una rivoluzione green dirompente, che investe anche l’iniziativa economica privata, d’ora in avanti sottoposta al vincolo di non creare danno alla salute e all’ecosistema. Per chi pensa che siano solo belle parole, basta immaginare le implicazioni concrete dei nuovi articoli della Costituzione sulla gestione passata, presente e futura dell’Ilva di Taranto, le ricadute sulla normativa sulla caccia o il riconoscimento dello status di rifugiato per chi scappa da zone del mondo colpite dalla crisi climatica.