Riforma del catasto, cosa prevede e cosa cambia

Terreno di scontro tra le varie forze politiche della maggioranza, la riforma del catasto mira a modificare il sistema di rilevazione dei dati catastali degli immobili, ma molti temono che la revisione degli strumenti di mappatura e del catasto possa aprire le porte a un innalzamento delle imposte sul patrimonio immobiliare dei cittadini, paura tuttavia talmente forte, che nei giorni scorsi l'analisi, la modifica e la soppressione dell'art. 6 sono stati messi sul tavolo come decisivi per la prosecuzione dell'attività dell'esecutivo. L'art. 6 della legge delega al Governo per la riforma fiscale (approvata il 5 ottobre 2021) è quello contiene infatti i "Principi e i criteri direttivi per la modernizzazione degli strumenti di mappatura degli immobili e la revisione del catasto fabbricati".
Alla fine però, i lavori della Commissione del 3 marzo 2022, hanno deciso per la conferma della formulazione originaria dell'art. 6, che così dispone: "L'articolo 6 reca la delega al Governo per l'adozione di norme finalizzate a modificare il sistema di rilevazione catastale degli immobili, prevedendo nuovi strumenti da porre a disposizione dei comuni e all'Agenzia delle entrate, atti a facilitare l'individuazione e il corretto classamento degli immobili. La norma, come vedremo, esclude questa eventualità.
I principi e i criteri direttivi che dovranno essere utilizzati per l'integrazione delle informazioni presenti nel catasto dei fabbricati (da rendere disponibile a decorrere dal 1° gennaio 2026). In particolare tale integrazione dovrà attribuire all'unità immobiliare un valore patrimoniale e una rendita attualizzata, rilevati in base ai valori di mercato, anche attraverso meccanismi di adeguamento periodico. Per le unità immobiliari riconosciute di interesse storico o artistico sono, inoltre, da introdurre adeguate riduzioni del valore patrimoniale medio ordinario considerati i più gravosi oneri di manutenzione e conservazione. Tali informazioni non dovranno essere utilizzate per la determinazione della base imponibile dei tributi derivanti dalle risultanze catastali né, comunque, per finalità fiscali.
Cambia il sistema di rilevazione catastale
La disciplina per modificare la rilevazione catastale e perseguire la modernizzazione degli strumenti d'individuazione e di controllo di quelle che sono le consistenze dei terreni e dei fabbricati dovrà uniformarsi ai seguenti criteri direttivi:
- adottare degli strumenti, di cui anche i Comuni e l'Agenzia delle Entrate potranno disporre, per accelerare e facilitare l'individuazione e il classamento corretti dei terreni attualmente accatastati come agricoli, degli immobili abusivi (individuando incentivi e forme di trasparenza per valorizzare l'attività di controllo e accertamento da parte dei comuni) e di tutti quegli immobili che non sono censiti o che "non rispettano la reale consistenza di fatto, la relativa destinazione d'uso ovvero la categoria catastale attribuita";
- rendere più organizzato e chiaro l'intero sistema e a tal fine il Governo dovrà prevedere strumenti e moduli capaci di condividere i dati in modalità telematica tra Comuni e Agenzia delle Entrate e di garantire la coerenza necessaria per l'accatastamento.
Più dati catastali dal 1° gennaio 2026
Il Governo è delegato ad adottare decreti legislativi al fine d'integrare i dati del catasto fabbricati in tutto il territorio nazionale, che dovrà essere reso disponibile a partire dal 1° gennaio 2026 nel rispetto dei seguenti criteri direttivi:
- a ogni unità immobiliare dovrà essere attribuito, oltre alla rendita catastale già prevista dalla attuale disciplina, anche il valore patrimoniale e una rendita attualizzata che deve tenere conto dei valori di mercato;
- devono essere previsti dei meccanismi capaci di adeguare il valore patrimoniale e il valore delle rendite degli immobili urbani, che tengano conto del valore di mercato;
- in relazione agli immobili d'interesse storico o artistico, come definiti dal Codice dei beni culturali e del paesaggio, è necessario procedere alla riduzione del valore patrimoniale medio ordinario che tengano conto delle maggiori spese necessarie per la loro manutenzione e conservazione, dei vincoli di destinazione da cui sono gravati, del restauro e della circolazione giuridica di detti beni;
 in ultimo, disporre che le informazioni che vanno a integrare i dati del catasto non vengano utilizzate per definire la base imponibile dei tributi.
Quest'ultimo punto, previsto e specificato dalla bozza della delega è fondamentale per rassicurare quanti temono, come abbiamo visto, che con la riforma del catasto saranno introdotte nuove tasse e imposte. Insomma rendite, valori patrimoniali ed estimi catastali non varieranno ai fini delle imposte.